La Santa Epistola, appartenuta alla famiglia della madre della ricercatrice, signora Liberti, di origine siciliana, sembra fosse della bisnonna, quindi presumibilmente risalirebbe agli inizi dell'800. Di seguito, la riportiamo nella sua forma integrale, ma non originale, essendo probabilmente una copia:
Santa Epistola
Epistola di S.S. Papa Leone IV mandato da un angelo al re Carlo Magno Imperatore
Si legge che la santità di Papa Leone IV mandò questa SS. Epistola al Re Carlo Magno Imperatore, al tempo che si trovava alla battaglia per la S. Sede, ed ordinò ad onore di ognuno che facesse la copia e la portasse indosso: che ogni persona sarà salva. E chi la leggerà e la porterà indosso, non gli potrà accadere male alcuno ne giorno ne notte. E sempre andranno bene i suoi negozi. Se qualche donna stesse in disgrazia del suo marito, avendo questa SS. Epistola indosso, bisogna che il suo marito ne torni ad amare. Se vi fosse qualche donna che non potessi partorire, mettendosi la presente indosso partorirà subito e senza dolore. Se qualcheduno si trovasse nell'estremo della sua vita confidandosi nella misericordia di Dio, avrà la grazia che l'anima sua non potrà essere dannata all'inferno. Quello che la porterà indosso non potrà in nessun caso essere offeso. Se questa SS. Epistola alcuna persona l’avesse in mano ne faccia la copia e la conservi che poche copie se ne trovano. Se alcuno avesse perduta l'amicizia di qualche signore, oppure di qualche favorito suo amico andandogli a parlare tornerà alla prima amicizia. Se qualcuno combattesse con i nemici suoi sarà sempre vittorioso e vincitore e dove sono questi in Nome di Dio + Agnus Nativitas + Virtus ++ Benevolenties ++ Amabis + Santus. Se qualcheduno facesse il sangue del naso che non gli stagnasse, mettendosi lapresente indosso non verrà offeso da qualsiasi sorta d'armi e se vi fosse qualcheduno incredulo, la potrà provare col metterla sopra un’anima e tirargli, che non potrà essere offeso. Compatitione spiritus maligno quator fulmine cibus cattolicis + et computatione sanctum Jacobum et omnes sanctis et sancto. Denutie modo possit nocere michi + S. ANDREA Dei famulo tuo libera Domine ab omnibus in firmitatibus et omuti odio et omini lingua et comandado in omni tempora. Sesur F.F.E.E- Amen. ++ Lebra Jesus Maria Amen, Angelus, Nativitas, qui facit coelum et terram fecit sum famulo tuo a Joseph santus Andrea Amen.
Queste sono le parole, ovvero la lettera che mandò Papa Leone IV a Re Carlo Magno, e la trovò stampata nell’archivio antico del suo palazzo nell'anno di sua salute 1160.
Erue sit + Amen
Deus erue in quanomni tempore tè adoro + erue Cristi afferat ad me Domine quidam me apprimat ìnimicus Cristum nobiscum sit Amen Jesus Maria, Joseph, Francescus, Antonius, Jacobus, Andrea, libera me Joseph.
Sarà libero da ogni pericolo e non morirà senza confessione, ne di folgore, ne di tempesta, ne di saette, ne di acqua, ne di fuoco, ne di veleno, ne di mal di fisico, ne di mala morte, ne di morte subitanea, e sarà libero dalle calunnie e dai falsi testimoni e dai cattivi nemici. Questa orazione fu mandata dall'Angelo disceso dal Cielo nel palazzo di Carlo Magno, a ciò nessuno potesse nuocerlo.
Cristus rex Visitare nos Deus + Homo + Factum est miracolus.
Andrea transeat per moutium Elisabet sicne non abitatet +
Et requiescant omni regione +
santus misericors et immortalis misericordia mei Crux +
Cristus defedat me Crux +
Cristus me ad omni malo libera me Domine Cristus +
Et Verbum caro factum est Habitavit in me.
Raphaele miram + Melchìorin cesum + Jesus Maria .
Signore mio Gesù Cristo, Salvatore di tutto il mondo, salvate l’anima mia. Si legge che il Re Carlo Magno una mattina doveva far decollare uno che era reo di morte ed il carnefice non gli poteva mai tagliare la testa e non poté farlo morire; fu cercato indosso e gli trovarono la medesima epistola.
Gran Madre di Dio, Vergine fra tutte le Vergini,
fra tutte le Sante solo benedetta e verificata fra tutte le altre donne,
pregate il Vostro S.S. Figlio per tutti i peccatori.
Voi Signora che siete la vera Vergine,
nominatemi bene e aiutatemi in tutte le necessità.
Questa orazione fu trovata nel Santo Sepolcro di Gerusalemme ed ha questa proprietà: che chi la porterà indosso, però con devozione e con buona intenzione, non sarà sentenziato a morte, non patirà il mal d'occhi, ne di cuore, e sarà visitato tre giorni avanti della sua morte dalla Gran Madre di DIO Maria SS. Ed in quella casa dove vi sarà questa orazione, non si sentirà veruno e non si vedranno viziosi cattivi e sarà libera da qualsiasi sorte di pericolo. Laus Deo
Preghiera a san Michele Arcangelo
O Gloriosissimo Arcangelo S. Michele, principe potente delle milizie celesti, a voi ricorro, non solamente perché mi difendiate nell’ultimo conflitto quando mi assalirà la morte, ma ancora perché mi custodiate sempre nel corso della mia vita e non permettiate che mai mi vinca il demonio, proteggendomi da ogni male per la salute della vita Eterna. Cosi sia.
Giaculatoria a S. Michele
O Glorioso e forte Arcangelo S. Michele,
siatemi in vita e in morte proteggitor fedele.
L’epistola “Loprete”, risulta essere molto utile per ulteriori confronti con la già pubblicata lettera di Maria Ori e per il frammento di Castrovillari, tuttavia, per un interessante approfondimento in merito alle lettere cosiddette “di rivelazione” e una ricerca più approfondita su questo argomento, la stessa Loprete ci riferisce quanto ricevuto da uno studioso: “Leggo sempre con interesse ogni notizia o contributo in merito alla Epistola di Papa Leone IIIe non IV, mandata da un angelo a Carlo Magno, sulla quale sto facendo da tempo delle ricerche e preparando un articolo per la rivista di cultura e storia piemontese “Panorami”. L’Epistola ha avuto in passato larga diffusione anche a Ravenna (Emilia Romagna), cioè in una regione che per ora mancava all’appello. Tutte le copie da me esaminate, manoscritte o a stampa, sono sostanzialmente uguali fra loro, a dimostrazione del fatto che il modello originale dovette godere di notevole successo, se riuscì a diffondersi così ampiamente ed a conservarsi pressoché intatto. Sono tuttavia numerose le inesattezze, soprattutto in latino, che potrebbero appartenere già al modello stesso. Tali errori compaiono anche nei testi a stampa, segno che non si andava tanto per il sottile, poiché contava il possesso in sé della preghiera-amuleto e non la corretta stesura delle formule. Per questo alcune parti in latino dell’Epistola restano, per me, al momento incomprensibili, malgrado il confronto tra le molte versioni esistenti, grazie alle quali ho potuto comunque ristabilire in qualche caso la lettura corretta. Se qualcuno degli appassionati di questo argomento conoscesse uno studioso o anche un anziano sacerdote esperto di formule e testi sacri, e potesse ottenere informazioni sulla fonte di certe frasi latine (es.“quator fulminacibus catolicis), mi farebbe una grande cortesia comunicando eventuali scoperte. Circa la datazione del documento, occorre distinguere almeno tre strati successivi nella formazione del medesimo:
1° - il tema della lettera caduta dal cielo o recata da un angelo é antichissimo, risalendo ai primi secoli del Cristianesimo. In seguito si é aggiunto un altro elemento, il nome di Carlo Magno, su cui esiste tutta una tradizione circa i suoi presunti viaggi nel Nord Italia ed a Costantinopoli. Altrettanto vale per il suo contemporaneo, papa Leone III, a cui fu attribuito un altro apocrifo oltre alla nostra Epistola, il trattato di magia dell’Enchiridion. Tali elementi rappresentano il nucleo piú antico dell’Epistola (e di altri elementi analoghi).
2° - Su questi elementi si basa la parte in italiano dell’Epistola, che dovrebbe risalire quanto meno al ‘600. La sua presenza è testimoniata nel ‘700 anche a Napoli (Cfr. A. De Spirito, “Il paese delle streghe”, Roma, 2008, pag. 117). L’autore la definisce giustamente una preghiera senza contenuto, poiché essa in realtà non é che una cornice in cui manca l’orazione vera e propria. In questa forma “incompleta” l’Epistola é presente anche in Italia Centro-Meridionale, come risulta dalle poche citazioni che ho riscontrato (es. in E. Metalli, “Usi e costumi della campagna romana”, Roma 1923). In conclusione si può ritenere che queste versioni “incomplete” della preghiera siano precedenti alla nostra.
3° - Tra fine ‘800 o inizio ‘900, forse in concomitanza con la serie di guerre affrontate dall’Italia, “qualcuno” ha inserito nella cornice più antica le formule latine e l’invocazione finale alla Vergine. Su questo “qualcuno” non si possono che fare semplici ipotesi, poiché al momento non ho riscontrato alcuna documentazione. Si può pensare che avesse un po’ di dimestichezza con testi e formule liturgiche e che abbia riportato approssimativamente delle frasi prese qua e là, così come le ricordava. Forse uno dei tanti guaritori abituati a bazzicare con questo linguaggio ? Tuttavia di recente si é aggiunto un elemento che potrebbe far riconsiderare parecchie cose. Una persona che sa navigare su Internet mi ha segnalato che alla voce “El Mauchon d’Aunia” é citato un estratto di uno studioso, Robert Dacotte, “La priere de Charles Quint”, che riporta il testo in francese della nostra Epistola, proveniente dalla valle d’Aosta, ed afferma di averne esaminati altri due esemplari sempre in francese (ma non riportati su Internet); inoltre accenna alla presenza di tale preghiera in territorio belga e romano. Non ho potuto appurare altro né consultare l’autore, che risulta passato a miglior vita. Se qualcuno abile ad usare Internet (io non lo sono affatto) riuscisse a saperne di più, ad esempio a reperire le due versioni in francese, mi farebbe un vero regalo comunicandomelo.
Anche per la localizzazione dell’origine del documento non si possono che formulare ipotesi (che, inoltre, potrebbero essere nullificate dallo studio del sopra citato Dacotte). Penso si debba tener conto di tre elementi:
- le presenze più numerose dell’orazione si registrano in Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia; - alcune versioni a stampa riportano il logo dell’Agnus dei, cioè della tipografia Agnelli, che lavorava a Milano ed in Svizzera, a Lugano;
- il signor Chiais di Vercelli mi ha detto che la tipografia di famiglia ha continuato a stampare l’Epistola su fogli volanti fino agli anni ’80 del 1900 ed aveva richieste soprattutto nella zona del lago Maggiore. Si può quindi ipotizzare che il documento sia nato appunto in questo territorio di confine tra Piemonte e Lombardia, irradiandosi poi altrove.
- Per quanto concerne la tipologia dell’Epistola, si deve parlare senz’altro del filone magico, e non di quello religioso. Il cristiano, attraverso la preghiera o l’immagine sacra portata indosso (ammessa perfino da san Tommaso), chiede l’aiuto di Dio o della madonna e dei Santi che intercedano per lui: chiede con la speranza di ottenere una grazia. Del tutto diversa é la concezione magica : nell’universo, in cui si pensa agiscano innumerevoli forze, essa contrappone ad una potenza negativa un’altra positiva ancora più forte nella certezza che questa abbia la meglio e vinca sul male. Portare con sé, sotto forma di amuleto o altro, una potenza dà la certezza automatica (e non solo la speranza) del buon risultato. Il testo della nostra Epistola non presenta richieste di grazie: dà per scontato che la potenza dell’orazione portata indosso proteggerà da una serie di mali, dal sangue dal naso alla dannazione dell’anima. Tale impostazione magica non esclude però che molti, soprattutto se non indottrinati sulle sottigliezze, abbiano utilizzato in buona fede l’Epistola come una comune preghiera cristiana, tanto più che, a quanto mi risulta, in passato ci furono anche dei sacerdoti a procurarla ad esempio alle donne che volevano dotarne mariti o figli in partenza per la guerra. Spero con questo mio contributo di aver aiutato gli appassionati dell’argomento a far luce su qualche punto e mi auguro che qualcuno possa a sua volta fornire nuove indicazioni”
In realtà di queste epistole ne sono state ritrovati diversi esempi, come quella che nel 1980, venne scoperta nelle cripte della Chiesa dello Spirito Santo (dedicata a S. Francesco di Paola), in un borsello di pezza, rimasto intatto tra le ossa delle mani di una donna, Questa denominata la “Vera lettera di N.S. Gesù Cristo” è un documento di fede religiosa sentita e vissuta tra speranze e timore in promessa di bene, nella gioia del paradiso e, in terrore del male, nelle pene dell’inferno. La versione della "Vera Lettera" è stata copiata, dall'originale in pessime condizioni, da Ciccio Cirillo e pubblicata sul bollettino del mese di febbraio 1987 del "San Fili Fraternity Club”
Ecco di seguito il testo:
Vera Lettera di Nostro Signore Gesù Cristo, per mano dell'Angelo Custode ad una fanciulla chiamata Brigida, nove miglia distante di San Marcello di Francia, stampata a lettera di oro, trovata ai piedi di un Crocifisso ove era la Fanciulla, che da sette anni non aveva parlato, e subito che sentì la suddetta lettera parlò e disse tre volte Gesù e Maria. La domenica ch'è festa di precetto, andate alla Chiesa e pregate Iddio che vi perdona i vostri peccati. Io vi ho lasciato sei giorni per lavorare ed il settimo per riposare, dovete in quel giorno udire la Messa ed ascoltare i divini uffici e prediche, e fare l'elemosina ai poveri secondo la vostra possibilità che avete, e sarete da me riempiti di bene, altrimenti la mia malevolezza sarà sopra dei vostri figli e della roba, se poi digiunerete cinque venerdì all'anno in onore delle mie cinque piaghe che ebbi sopra la Croce, vi farò molte grazie che domandate. Tutti quelli che mormoreranno contro la mia Santa Lettera, e che diranno non essere uscita dalla mia Santa Bocca saranno da me discacciati, ed anche a quelli che la terranno celata e non la pubblicheranno, quelli che la paleseranno e leggeranno diranno essere uscita dalla mia Santa Bocca se avranno tanti peccati per quante gocce di acqua sono nel mare, da me saranno perdonati. Se qualche donna non potrà partorire, ponendosi questa Santa Lettera addosso subito partorirà. Tutti quelli che ubbidiranno ai miei Sacramenti goderanno per una eternità la Santa Gloria del Paradiso. Ebbi trenta pugni in bocca quando fui in casa di Anna e cascai tre volte: ebbi 105 colpi ed i soldati che mi portarono furono otto, le gocce di sangue che versai furono 3800, a quella persona che mi dirà ogni giorno due Pater, Ave e Gloria per tre anni continui si concederanno 5 grazie: La prima = Non le farò provare le pene del purgatorio. La seconda = L'indulgenza plenaria di tutti i peccati. La terza = Le concedo come se fosse martire che spargesse il sangue. La quarta = Calerò dal Cielo in terra a prendere l'anima sua ove insieme a quella dei suoi parenti purché meritevoli anche che fossero in purgatorio le porterò a godere la Santa Gloria del Paradiso per una eternità. La quinta = Per le persone che porteranno addosso questa Mia Lettera, verrà la Santa Vergine ad assistere l'anima loro: e non moriranno di una morte subitanea, e saranno liberi di ogni male. Amen
Simile all’epistola “Loprete” è anche l’ “Epistola di papa Leone Mandato da un angelo al Re Carlo Imperatore
Si legge che la santitá il Papa Leone IV mandó questa SS. Epistola al Re Carlo Imperatore, nel tempo che si trovava alla battaglia per la S. Fede, ed ordinó a favore d'ognuno che facesse la copia e la portasse indosso, che ogni persona sará salva e che la leggerá e la porterá indosso non gli potrá accadere male alcuno, né di giorno né di notte. E sempre andranno bene i suoi negozi. Se qualche donna stesse in disgrazia del suo marito, avendo questa SS. Epistola indosso, bisogna che suo marito la torni ad amare.
Se vi fosse qualche donna che non partorisse mettendosi la presente indosso partorirá subito e senza dolore. (Se qualcheduno si trovasse nell'estremo di sua vita, confidandosi alla misericordia di Dio avrá la grazia che l'anima sua non potrá essere dannata all'inferno. Quello che la porterá indosso non potrá in nessun caso essere offeso.) Se questa santa Epistola alcuna persona la avesse in mano e ne faccia la copia e la conservi, che poche copie se ne trovano,. Se qualcuno avesse perduto l'amicizia di qualche signore, oppure di qualche signora, oppure di qualche favorito suo amico andandogli a parlare tornerá alla prima amicizia.
Se qualcheduno combattesse con i nemici suoi, sará sempre vincitore e vittorioso (e dove sono questi santi nomi di Dio) (non si capisce!) Agnus, ┼ Nativitas, ┼ Vitulos(?), ┼ Cristus,┼ Benevoluntas, ┼ Amabil, ┼ Sanctus. Se qualcheduno venisse il sangue dal naso che non gli stagnasse, mettendosi la medesima indosso subito gli stagnerá e portando la presente indosso, non verrá offeso da qualsiasi sorta d'armi e se vi fosse qualcheduno incredulo lo potrá provare col metterlo sopra un'anima e tirargli che non potrá essere offeso. (riga illeggibile) ┼┼┼ Compatione spiritus maligno quator fulminacibus cattolicis ┼ et computation e sanctum Iacobum et homine sanctis ed sancto Dei nunc nemo posit nocere nobi ┼ San Andreae Cui famulo tuo libera me domine ab omnibus infirmitatibus, pericolis temporalibus, et omnis odio et omnia lingua et vigilando et comandando in omni tempore” “jesus F.F.F.F. Amen.”
“++ Libera Iesus Maria, amen angelus, nativitas, qui fecit coelum et terram fecit salvum famulo tuo a Ioseph sanctus Andreae. Amen.
Queste sono le parole ovvero la lettera che mandó Papa Leone al re Carlo e la trovó stampata nell'archivio antico del suo palazzo, anno di sua salute 1169 eru e sit ┼ amen”
Deum ein quam omne tempore te adoro erue Christi afferat ad me domine quidem me opprimat inimicus Cristus nobiscum bit amen Iesus, Maria Ioseph, Franciscus, Antonius, Iacobus, Andreae libera me Ioseph (in fondo ?)
INRI ┼ Fra i tanti benefici che gode colui che porterá indosso questo foglietto vi sono ancora i seguenti: Sará libero da ogni pericolo e non morirá senza confessione, né di folgore, né di tempesta, né di saette, né di acqua, né di fuoro, né di veleno, né di mal di sico (?), né di mala molte, né di morte subitanea, e sará libero dalle calunnie e dai falsi testimoni e dai cattivi.
Questa orazione fu mandata dall'Angelo disceso dal cielo nel palazzo di Carlo Magno, acció nessuno potesse nuocerlo:
“ Cristus Rex visitare non Deus ┼ homo ┼ factum est miracula Andreae transeat per motum Elisabet sine abitet ┼ et requirescant omni ?ggione ┼ sanctus Deo ┼ sanctus misericor et immortalis misericordiae mei. ┼ Cruz Cristus difendat me Crus ┼ Cristus me ab omni malo libera me.
“Domine Cristus ┼ Deus emanuel Iesus redemptor Cristus ┼ et verbum caro factum est habitavit in me Rapael mirae a Melchior incensum ┼ Baldassar aurum ┼ Cristus, vicit, Cristus ut omni periculo imminenti me defendat: Jesus et Maria
“Signor Mio Gesú Cristo, Salvator di tutto il mondo, salvate l'anima mia.”
Si legge che il Re Carlo una mattina doveva far decollare uno che era reo di morte, ed il carnefice non gli poteva mai tagliare la testa e non poteva farlo morire; fu cercato indosso e gli trovarono la medesima Epistola (Gran madre di Dio Vergine fra tutte le Vergini di tutto l'universo, benedetta e santificata fra tutte le altre donne, pregate il vero SS. Figlio per tutti i peccatori, voi Signora, che siete la vera Signora, che siete la vera Vergine, nominatemi bene ed aiutatemi in tutte le necessitá).
(Questa orazione fu trovata nel Santo Sepolcro di Gerusalemme, ed ha questa proprietá che chi porterá indosso, peró con devozione e con buona intenzione, non sará sentenziato a morte, non patirá il male d'occhi, né di cuore e sará visitato tre giorni avanti alla sua morte dalla Gran Madre di Dio Maria SS., ed in questa casa dove si sará quella orazione non vi sentirá veruno e non si vedranno viziosi cattivi, e sará libera da qualsiasi sorta di pericolo. LAUS DEO).